5.4.11

Oboe

Mi muovo nell'ombra come un oboe al reparto grandi ustionati. I clienti mi guardano come si guarda uno che gioca a Uno con alcuni ex membri della Yakuza. Non mi va di pensare che stasera abbiamo gente a cena. Non ci penso. Penso piuttosto a cantare b-side dei Talking Heads a torso nudo, di fronte al maresciallo dei carabinieri. Apprezza. Ma poi abbiamo chi? Vivo da solo. Ma poi cena che? Oddio, ci sarebbero sempre i membri della Yakuza. Cambierebbe qualcosa se mi chiamassi Vercingetorìge? Avrei sempre lo stesso fascino, oppure le pareti non mi mostrerebbero più il loro affetto? I muri mi stimano. I muri umidi hanno bisogno di essere compresi. Io li comprendo. Per passare il tempo pagherò alcune rette di ricovero intestate a persone a casaccio. Intestate a dei vecchi di cui non importa nulla a nessuno. Gliele pago per alcuni mesi, poverini. Poi dopo se la devono vedere da soli. Mica posso pensare a tutti, io.
A fine serata faccio un salto su una sedia omologata Uni 1335. Sono stufo di tutte queste sedie, troppo omologate.

Nessun commento:

Posta un commento

impronte