23.3.11

Opladà

Non faccio in tempo ad aprire gli occhi, che già sento la tua voce. Ma è la voce di un altro. E soprattutto, di chi? Vivo da solo, da quando mi hai lasciato. Non mi hai mai ascoltato quando dicevi di amarmi, figurati se mi leggi ora. In fin dei conti non sai leggere. Ma solo in fin dei conti. Tuo zio te lo diceva sempre: "Ricorda che polvere eravamo e polvere torneremo, tranne me che lavoro all'Agenzia delle Entrate". Povera te, chissà come sei triste ora che fai l'amante nuda. Sei la Salerno- Reggiocalabria delle donne.
Balzo dal letto con un agile oplà. Mi sposto nell'altra stanza, quella a forma di fiele, e spolvero un po' il mobilio. Lavo i denti, mi vesto, faccio colazione, faccio una doccia, mi svesto, pulisco, mi tolgo il pigiama, metto il cappotto, faccio la barba, mi depilo, mi tolgo la sciarpa, esco di casa, entro in macchina, tolgo le ciabatte, infilo le chiavi, accendo la macchina. Guido. Mi chiamo così.

4 commenti:

  1. Adoro questo blog, è appurato.

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  2. Con reciprocità, si intende.

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  3. Non ti legge, è certo. Nessuno legge i blogs per davvero.

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  4. nemmeno io leggo quello che scrivo, questo è sicuro.

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