26.4.11

Omnibus

È stata una mattinata piuttosto dura. I clienti non volevano saperne di uscire. Avevo dato loro tutte le risposte, compilato ogni modulo. Chi mi dava del lei, chi mi dava del tu, chi mi dava del voi. Avrei preferito l'ella, ma oggi era in ferie. Il ventisei aprile sono tutti via. Dalle nostre parti, se il cielo è terso il Martedì Gramo (il giorno successivo alla pasquetta), lo stesso tempo proseguirà per un giorno. Poi, chi può dirlo. È un'usanza che non ho mai compreso. La maestra mi diceva spesso di diffidare da tutte le persone vestite da. Non so da cosa, poiché non le ho mai dato ascolto. Forse da quelli vestiti da maestre. Allora ho fatto bene.
È stato un pomeriggio intenso. La macchina del caffè era bloccata in posizione “zucchero massimo”. Abbiamo fatto uno scherzo al nostro collega diabetico. Poi, più tardi, i paramedici ci hanno detto che se la caverà, ma dovrà fare a meno dei sabot.
Sarà una serata. Sono indeciso se vedere un film di Truffaut o tagliarmi le unghia dei piedi. Entrambe le cose, mai. Una volta lo feci, e mi ritrovai a Vimercate senza sapere perchè.
Sono alla pensilina del bus che aspetto. Non mi disturba la voce dell'uomo anziano alle mie spalle. Parla sommessamente. Non dà fastidio. È anzi un dolce suono. Quasi familiare. Salgo sul mezzo, con quella sua frase sibillina nelle orecchie, quasi una cantilena incomprensibile: “Mi aiuti, non respiro.”. Che brav'uomo.

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